giovedì, Settembre 1, 2011 Categoria: Cronache

Lo strozzino apre la porta alle mafie

La crisi resta li a mordere come un cane rabbioso. Il resto lo fanno gesti che una volta erano quello che dovrebbero essere ancora:solo gesti della gestione di un  quotidiano normale. Burocraticamente fastidiosi, finanziariamente sopportabili senza collassi, ripetitivi. Mai un fatto traumatico,come adesso. Sono le scadenze fiscali a mettere i commercianti e gli artigiani nella mani dei cravattai. Sono una malattia,anche breve, un infortunio anche da niente a spedire agli indirizzi strozzini  lavoratori dipendenti precari e disoccupati.Il rischio usura di una regione non si valuta più con le denunce, perché le denunce vengono fermate dalla paura,dalle minacce, dall’omertà. E’sempre successo, però adesso succede di più. E infatti in Umbria in un anno ci sono state appena tre denunce per strozzinaggio e sessantasei per estorsione,mentre il rischio generale in un anno è cresciuto almeno di quattro punti e vedremo più avanti in base a quali parametri. E’ un dato di fatto sociologico,quanto giudiziario. Ecco perché nell’ultimo rapporto dell’Associazione degli artigiani di Mestre,uno dei qualificati del nostro paese ha scelto dei parametri particolare per stilare la classifica del rischio regione per regione. I parametri endoscopici da considerare sono secondo la cgia mestrina la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati,  il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito. Nell’elenco anche le denunce,ma con scarsa valenza marcatrice. Gli stessi parametri, con qualche aggiustamento di alimentazione statistica potrebbero misurare la larghezza dei varchi che le diverse realtà territoriali- tra queste anche l’Umbria- aprono alla criminalità organizzata che in genere,come carta d’identità usa il riciclaggio del denaro sporco e come carte di soggiorno il traffico degli esseri umani,lo sfruttamento della prostituzione, la movimentazione di ingenti quantitativi di droga. E non ci allontana da questa possibile commistione la circostanza che alla Fondazione Umbra contro L’Usura cresce il numero delle persone che chiedono prestiti per sanare i debiti di gioco e non andare a chiedere soldi al cravattaio che costa troppo. Per debiti di gioco in questo caso si intende tanto il videopoker quanto il gratta e vinci. La crisi spinge a cercare fortuna,la ricerca della fortuna diventa una malattia. Non rientri nelle spese e sei fregato. Tra le vittime cresce il numero delle donne e dei giovani che , all’occorrenza per accontentare lo strozzino si prostituiscono e spacciano.Negli ultimi quattro anni il rischio usura in Umbria dunque è cresciuto, ma meno che nelle restanti regioni del Centro Italia.E’ resta sotto la media nazionale (100) dal valore 89 del 2006 al valore 93,9 del 2010. La situazione più a rischio è allocata in Campania con un indice di 166, seguita da Molise (158), Calabria (146,3), Puglia (146,1) e Sicilia (134). A Nordovest il fenomeno usurario è in forte calo, a Nordest, tende ad aumentare. I territori meno aggrediti dai cravattari, o quasi, sembrano essere invece il Trentino Alto Adige, con un indice di rischio usura pari a 46,7, la Valle d’Aosta (69,8), il Veneto (72,5) e il Friuli Venezia Giulia (74,7).L’Umbria è terra mediana:undicesimo posto con i punti che abbiamo visto.

 

 

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