giovedì, Gennaio 20, 2011 Categoria: Cronache

Il procuratore e l’odore della mafia

Il procuratore capo della repubblica di Perugia Giacomo Fumu e il suo vice Federico Centrone hanno  fornito alla Commissione Regionale Antimafia alcuni elementi di conoscenza sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria. La rappresentazione del fenomeno ovviamente non ha potuto giovarsi di informazioni dettagliate sulle inchieste in corso,ma l’incontro è servito per compiere una ricognizione puntale sulle tendenze, sui rischi, sulla qualità e quantità dei problemi da affrontare, Ecco quello che,in sintesi, ha riferito il procuratore Fumu.

<< All’attenzione dell’ufficio, e specificatamente per quanto attiene al lavoro della Direzione distrettuale antimafia, non ci sono al momento processi che riguardano il reato di associazione mafiosa>> chiarendo ai commissari che il compito della procura e’ segnatamente quello della repressione dei reati. <<Noi non facciamo prevenzione – ha detto, come riferisce una nota del Consiglio Regionale- poichè il controllo del territorio spetta a prefetto e questore. Fin qui non e’ stata individuata nessuna associazione a delinquere di stampo mafioso. Segno che in Umbria c’e’ un corpo sociale e istituzionale sano, che impedisce il radicamento dell’associazione mafiosa, anche se ciò’ non esclude che queste cerchino di operare in Umbria. La mia impressione- e’ che in questa regione sia invece ancora semplice riciclare i proventi di attività’ criminali, perché  non esiste ancora una diffusa cultura dell’attenzione. Il commerciante che deve vendere la sua bottega non si cura della provenienza del denaro, anche se superiore al prezzo di mercato e in contanti. E una volta investiti i proventi illeciti, si crea un contatto con la popolazione residente, si può arrivare a modificare la mentalità’ della gente in molti modi, anche offrendo vantaggi economici, per esempio prestando denaro a tassi bassi. Credo che sia questo il campo dove porre la massima attenzione”. Il presidente della commissione Paolo Brutti ,ha osservato che <<e’ in atto un processo d’infiltrazione, ma siccome siamo ancora all’inizio, questo processo bene indagato, ben denunciato, anche grazie al contributo dell’amministrazione pubblica e della popolazione, può essere fermato. E’ possibile fare un’azione di contrasto, una volta segnalate quelle che sono le criticità.’. Ed e’ auspicabile, come ha sottolineato anche il procuratore, il massimo coordinamento fra tutte le forze preposte al mantenimento dell’ordine. E’ fondamentale l’interconnessione fra le centrali operative>>.

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