sabato, Settembre 17, 2011 Categoria: Senza categoria

l’odore del riclaggio è un profumo che piace

C’è un filmato che documenta i rapporti tra i casalesi di Villa Literno e i loro  uomini di fiducia spediti in Umbria a fare affari con una forte disponibilità di contante, un pacchetto di società anche estere,un’ eloquente ( sulla consistenza patrimomiale) raccolta di conti correnti . Una forza d’urto capace di spianare come burro  molti ostacoli  e di aprire le strade che comunque, almeno formalmente, devono essere aperte, metti per un bollo o per una autorizzazione. Il filmato  è un classico ,il  racconto di un incontro , dei primi passi,  di come il riciclaggio è il tramite principale di ogni progetto di espansione della criminalità organizzata. L’inchiesta –denominata Apogeo-iavrebbe documentato anche un vertice operativo all’interno dell’albergo Domo di Perugia. Una delle due strutture ricettive in mano all’organizzazione specializzata nell’accaparrarsi aziende prossime alla decozione,fallite o in via di esserlo. In mano ai fiduciari della camorra diventavano contenitori buoni per le operazioni connaturate al riciclaggio:bilanci accomodanti,fatturazioni non ortodosse, passaggi di pacchetti societari, anche tra società inesistenti. Situazioni che gli inquirenti mettono ai primi posti tra le fonti di prova. Quelle prove che hanno portato il pubblico ministero Antonella Duchini della Direzione distrettuale Antimafia di Perugia a chiedere e ad ottenere dal Gip Anna Maria Giangamboni 16 ordinanze di custodia cautelare per soggetti sospettati di essere in combutta con la camorra e dislocati, a far affari per i loro committenti nell’ombra,in giro per la penisola. Con il mezzo della truffa ed altri reati in vario ordine e modo contestati. Poi c’è la trama svelata da alcune teste di legno che hanno imboccato una via prossima al pentimento. <<Poi>> lo usiamo per comodi tà narrativa. In realtà se non ci fossero state queste forme di pentimento (c’è infatti chi è intenzionato ad entrare in un programma di protezione vero e proprio) probabilmente non ci sarebbe stato neppure un prima e un poi: gli affari milionari oggetto dell’inchiesta non hanno insospettito nessuno: banche,consulenti, assicurazioni, finanziatori. Il business c’era e nessuno-a quanto pare- è stato ad annusare il profumo dei soldi più di tanto. Neanche lo stretto necessario. Forse. O forse, ancora, quell’odore gli è sembrato un buon odore. Un odore e non la puzza che si solleva dal riciclaggio del denaro sporco. E con questa trama la conferma  dei traffici indicibili  che i carabinieri e la guardia di finanza hanno scoperto in decine di intercettazioni telefoniche e ambientali e poi ritrovato in operazioni bancarie,in patti commerciali e immobiliari,in un traffico di auto rubate. Tre i fattori hanno fatto saltare- il progetto che la procura della repubblica di Perugia ritiene mafioso e del quale si è parlato tanto in queste ultime ore :il monitoraggio continuo che Gico e Ros  operano sugli  investimenti ingenti e sospetti  di imprenditori non locali; le proporzioni dell’affare ex Palazzetti (300 appartamenti, quasi 50 milioni di euro di investimenti) , i prestanome che si sono sentiti incastrati e minacciati . Solo la paura di questi presunti complici che si sono tirati indietro all’ultimo momento ha fatto saltare i piani per un consistente sbarco in Umbria.

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