“Shaken”: cronaca di un delitto brutale e di un fenomeno sommerso
“Shaken baby syndrome” è la sindrome del bambino scosso. E’ la causa della morte di Maria Geusa , 2 anni e 7 mesi, prima abusata e poi uccisa a Città di Castello il 5 aprile 2004. “Shaken – la bambina che attraversò il portone del pianto” , il nuovo libro di Alvaro Fiorucci ( Morlacchi Editore ) è la ricostruzione dei principali snodi attraverso i quali la giustizia ha affrontato un terribile fatto che nel linguaggio asettico della cronaca è stato nello stesso tempo facile e complesso. Facile perché l’esecutore è stato preso dopo poche ore . Difficile invece per la ricostruzione delle diverse fasi del delitto e per stabilire il ruolo della madre della piccola vittima. E’ un caso nel quale l’indagine scientifica- in particolare per identificare i reati commessi- ha avuto un a parte determinante anche se poi nei vari gradi di giudizio è stato il giudice, come lo era stato il pm per formulare le accuse, ad essere il perito dei periti, il “peritus peritorum”. E le sue determinazioni- maturate dagli apporti della medicina legale incrociati con le evidenze delle indagini tradizionali- sono state ritenute sostenibili dalla Cassazione che ha detto la parola definitiva. Il libro contiene , interrogatori, confronti, documenti mai pubblicati integralmente . Nel libro, come post fazione, un’analisi del presidente del Tribunale Minorile di Perugia Sergio Cutrona. Un intervento necessario:l’omicidio di Maria Geusa , così come è stato ricostruito nel testo , è il paradigma di un fenomeno devastante: la crescita degli abusi sui minori in ambito familiare. Con un circostanza da non sottovalutare: l’orco può essere il vicino della porta accanto. “Shaken” è distribuito anche nelle librerie on line.
“ Ci sono stati pochi imprevisti o colpi di scena. L’omicidio di Maria Geusa non è stato un triller con gli itinerari investigativi disseminati di trappole. Non è stato un giallo con la soluzione che arriva solo alla fine. Non è stato un noir con i cattivi tra i personaggi che non ti aspetti. Tutto,se qualità di un’indagine si potesse misurare a spanne,si è risolto in Giorgio Giorni: il movente è nella sua mente,l’arma del delitto sono le sue mani, c’è solo lui sulla scena del crimine, la scena del crimine è di sua proprietà.ma non è così, perché a spanne , i meccanismi della giustizia neppure si mettono in moto (….)-