mercoledì, Luglio 13, 2022 Categoria: Senza categoria

Per non dimenticare Maria Teresa Bricca, contro la violenza sempre

Amici, molti con lo stesso impegno politico, come quando poco più che ragazzini stavano nel Gruppo Camillo Torres e si ritrovavano alle conferenze di dom Giovanni  Franzoni, padre Ernesto Balducci, Livio Labor delle Acli o di Mario Gozzini quella della legge del carcere che rieduca. Amici colpiti da un dolore forte e permanente, come succede ai parenti stretti, per l’omicidio di una di loro. Maria Teresa Bricca, 25 anni appena, si divide tra la famiglia a  Città della Pieve e il lavoro all’Istituto Tecnico di Città di Castello. Il pomeriggio dell’11 ottobre 1977, martedì, è stata uccisa. Pugni, calci, le mani strette intorno al collo,  la testa più volte sbattuta contro un lavandino. Una violenza mostruosa. Non  è ancora morta quando l’assassino fugge via lasciandola agonizzante per ore, forse addirittura 36, nel suo sangue.  L’omicida ha un nome e un cognome  il sabato successivo. È stato lui, l’inquilino del piano di sopra, dicono gli inquirenti. In manette c’è  Primo Bacci, un boscaiolo ventottenne  che abita la stessa palazzina dove  Maria Teresa Bricca si è stabilita per alleggerire il peso del pendolarismo affittando un monolocale. La conosce ,  si è fatto aprire con una scusa : per favore controllami i conti delle giornate lavorative che ci sono degli errori, non voglio rimetterci dei soldi. Sa che i numeri sono il suo forte , ragioniera, iscritta all’Università, tiene in ordine il bilancio della scuola che ha preferito all’altro posto vinto con il concorso, un posto da impiegata di banca. Ma Primo Bacci ha altro per la testa. Maria Teresa Bricca è impegnata in una moltiplicazione  che non riesce a concludere quando il boscaiolo tenta di immobilizzarla per violentarla. Lei reagisce con forza e riesce ad allontanarsi. E si rifugia nel bagno. Chiude la porta a chiave , ma l’aggressore con un crick fracassa tutto e la raggiunge. Si difende, resiste, lo allontana, lo costringe a fuggire perché il tempo si è dilatato, il silenzio che si aspettata è stato strappato dalle grida di dolore, i vicini , magari un passante, potrebbero prenderlo sul fatto. Fugge nel bosco dove lavora, ma è subito nel mirino. Anche perché Primo Bacci qualche tempo prima aveva  avuto a che fare un altro omicidio, quello di suo padre Urbano ,settantaquattrenne . Era stato sospettato, ma un alibi di ferro, tre amici erano con lui in una pizzeria a Città di Castello la sera del delitto lo scagionarono. Le indagini si spostarono allora sua Maria Cirri, 42 anni,  moglie di Urbano e madre di Primo. L’opinione pubblica si divise , ma alla fine la donna venne condannata a sedici anni di carcere. “ Sono innocente, io non ho ucciso Maria Teresa ” è la linea difensiva sostenuta anche dalla difesa rappresentata dall’avvocato Gianni Zaganelli. Ma questa volta ci sono indizi considerati  significativi e c’è un alibi indimostrabile: quando la ragazza è stata ammazzata io ero al lavoro per i boschi. Ma non sa indicare qualcuno che l’abbia vista e possa confermare. Una perizia lo definisce psicopatico abnorme. La pubblica accusa chiede l’ergastolo, la Corte lo condanna a 24 anni. La breve vita di Maria Teresa Bricca è ancora nella memoria di tanti. A lei è stato intitolato il primo centro antiviolenza e di ascolto del comprensorio del lago Trasimeno. Una struttura per la quale anche lei si sarebbe battuta con lo stesso i con il quale giovanissima aveva affrontato le questioni sociali e politiche di allora.

( da Il Messaggero)

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