prev next
26 Ottobre, venerdì, 2018 Categoria: Cronache

Una lettera di Luigi Chiatti all’Unione Sarda :non sono più quello raccontato dai giornali

26 Ottobre, venerdì, 2018 Categoria: Senza categoria

Il Mostro di Foligno e la telecamera che non c’è

Per alcuni la spesa avrebbe sforato quegli otto milioni di lire che nessuno aveva in bilancio. Altri dicevano che forse si sarebbe trovato un qualche modo di scendere a cinque e che era il caso di tentare. I pessimisti erano perplessi se non contrari: l’assassino non si farà vedere proprio e allora a che serve l’apparecchiatura? La burocrazia, al dunque, vinse ogni dubbio. Non si trovò la voce che giustificasse l’esborso. E così la telecamera che forse avrebbe potuto impedire che il Mostro di Foligno facesse una seconda vittima non fu acquistata. Eppure l’assassino tornò sul luogo del delitto e la registrazione che avrebbe dato un volto al fantasma che inafferrabile minacciava nuove delitti con un po’ di fortuna avrebbe chiuso il caso in tempo. Leggi tutto…

17 Ottobre, mercoledì, 2018 Categoria: Senza categoria

25 marzo 1976 : con il sequestro dei miniassegni finisce la guerra degli spiccioli.

L’idea balzana di sostituire gli spiccioli di metallo con assegni circolari di dimensioni ridotte e di piccolo taglio viene demolita dalla Procura della Repubblica la mattina del 25 marzo 1976 quando ormai ne sono stati emessi, da banche,aziende e grandi magazzini, per 200 miliardi di lire in 835 fogge diverse. Il sostituto procuratore della repubblica Alfredo Arioti quel giorno firma il provvedimento di sequestro di questi curiosi titoli bancari su tutto il territorio nazionale. D’improvviso perdono valore e altrettanto rapidamente scompaiono tra le polemiche . Se ne perderà la memoria quando le lire metalliche torneranno ad affiancare le banconote. Le cose andarono così. Leggi tutto…

3 Ottobre, mercoledì, 2018 Categoria: Cronache

La condanna di Luigi Chiatti e la pericolosità sociale del Mostro di Foligno

Bisogna tornare alla sentenza di secondo grado, quella che ha cancellato la condanna a due ergastoli inflitta dalla Corte d’Assise per trovare la ragione per cui ogni qualche tempo l’opinione pubblica s’interroga sulla possibile libertà per Luigi Chiatti, il geometra che ha ucciso due bambini, Simone Allegretti (4 ottobre 1992) e Lorenzo Paolucci(7 agosto 1993) e in un messaggio-sfida alle forze dell’ordine si è definito “Il mostro di Foligno”.Affermano i giudici dell’Appello: ”visto il parziale vizio di mente ( capace di intendere e di volere per i giudici del primo grado- ndr-) [….]riduce la pena inflitta al Chiatti , per tutti i reati ora riuniti in continuazione, ad anni 30 di reclusione […] applica al Chiatti la misura di sicurezza del ricovero in una Casa di Cura e di Custodia per un tempo non inferiore ad anni tre “(vedi ”Il cacciatore di bambini-biografia non autorizzata del Mostro di Foligno” di Alvaro Fiorucci, Morlacchi editore).La misura di sicurezza richiamata è prevista dal Codice Penale per gli autori di reato che sono considerati socialmente pericolosi. Leggi tutto…

27 Settembre, giovedì, 2018 Categoria: Cronache

La ragazza che disse no al Regno della Birra

Ci sono momenti in cui certe tragedie individuali che dovrebbero consumarsi in un tempo breve e nel dolore privato, si caricano o vengono caricate, di una forza pubblica capace di aprire parentesi anche nelle cronache di tragedie nazionali. Anche di quelli più gravi e mentre si consumano un epilogo di morte sotto gli occhi allarmati del mondo. Uno di questi momenti si è verificato il Umbria il 3 maggio 1978. Aldo Moro era nella prigione del popolo da 49 giorni e la sentenza di morte pronunciata dalle Brigate Rosse era a 6 giorni dall’esecuzione. I giornali e le televisioni che seguivano con tutti gli spazi a disposizione l’evoluzione del sequestro che stava cambiando l’Italia,il 4 maggio però si privarono di parte dello spazio destinato alle cronache sugli sbocchi che stava per avere il sequestro dello statista del compromesso storico, per cederlo al racconto dell’infelice esistenza di Henriette Guinness che poche ore prima si era tolta la vita lasciandosi cadere dagli ottanta metri del Ponte delle Torri di Spoleto. Leggi tutto…

19 Giugno, martedì, 2018 Categoria: Cronache

Pecorelli : all’Archivio di Stato di Perugia 800.000 carte processuali: 25 anni di misteri in 86 scatoloni

“Il divo e il giornalista- Giulio Andreotti e l’omicidio di Carmine Pecorelli “, il libro-documento di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno (Morlacchi editore )  ricompone il mosaico dei misteri che per quasi un quarto di secolo ha tenuto sotto scacco l’Italia , un paese a sovranità limitata, come hanno ritenuto alcuni osservatori ,attraverso – come è scritto nel sottotitolo- i frammenti di un processo dimenticato. Il processo che ha visto come un sette volte presidente del consiglio, un importante magistrato passato  alla politica, tre boss mafiosi di grosso calibro e un emergente della Banda della Magliana. Che sono stati -con qualche colpo di scena-tutti assolti in maniera definitiva. Ma è  per il contesto che le indagini prima e le udienze dopo hanno  scandagliato in ogni anfratto, in ogni buco nero , in ogni segreto di Stato che il materiale prodotto è stato considerato di grande valore storico e per questo consegnato alla custodia dell’Archivio di Stato di Perugia. L’avvocato e archivista Tamara Pelucchini ha avuto il compito di ordinare e rendere  consultabili   centinaia di migliaia di carte  che hanno scritto un capitolo della storia contemporanea. Ecco alcuni dei suoi appunti di lavoro.   Leggi tutto…

30 Maggio, mercoledì, 2018 Categoria: Senza categoria

Il Mostro di Firenze ,lo Zodiaco , Mario Vanni e Ulisse il negro : che rebus è?

di CARLO PIOVENE

Al momento sembra esserci un muro  che impedisce di sovrapporre l’Ulisse che avrebbe confessato di essere il serial killer dello Zodiaco e contemporaneamente l’autore di sette duplici omicidi del mostro di Firenze con l’Ulisse del quale ha parlato Mario Vanni il postino dei compagni di merenda. Il muro è rappresentato dal colore della pelle . Dunque secondo le più recenti rivelazione rimbalzate da un giornale all’altro l’uomo che avrebbe riassunto nella sua figura quella dello sconosciuto autore  dei crimini seriali avvenuti negli Stati Uniti sul finire degli anni 60 e quella del responsabile delle mortali aggressioni sulle colline fiorentine dal 1974 al 1985, sarebbe un ex ufficiale dell’esercito americano ottantenne con origini italiane: un bianco dunque. E’ stato indicato con il nome Ulisse al termine di una lunga confessione raccolta dalla rivista Tempi e rilanciata da “ il Giornale”. Mario Vanni aveva parlato di un certo Ulisse conversando in carcere con il suo amico Lorenzo Nesi. A registrare il colloquio – avvenuto il 30 giugno 2003- gli uomini del Gruppo Investigativo sui delitti dirette da Michele Giuttari. Mario Vanni è all’ergastolo per quattro dei duplici omicidi del Mostro. Del suo Ulisse fornisce un particolare che ne fa un soggetto diverso dall’altro Ulisse. Il portalettere di san Casciano dice si che Ulisse è americano, ma afferma più volte che è un nero. Senza nessuna ragione apparente per darne questa descrizione se non il fatto che quella era l’immagine che in quel monto la sua mente gli restituiva. Perché inventare? Perché è Mario vanni, si potrebbe dire. Va bene, ma è difficile che un americano di origini italiane possa essere un nero. Serve, dunque saperne di più, per una conferma o una smentita radicali di questa supposta identità di persona. A pagina 187 di “48 small- il dottore di Perugia e il Mostro di Firenze- di Alvaro Fiorucci ( Morlacchi editore 2012) c’è uno stralcio sul punto. Eccolo. Leggi tutto…

28 Maggio, lunedì, 2018 Categoria: Cronache

Izzo,il massacro del Circeo, la scomparsa di Rossella, il mostro di Firenze e un racconto copiato.

di ALLAN FONTEVECCHIA

A pagina 96 di “ 48 small- il dottore di Perugia e il mostro di Firenze ” (2012,Morlacchi editore) è scritto:<<Cortina d’Ampezzo? Si Cortina d’Ampezzo per via della scomparsa nel 1975 della diciassette Rossella Corazzin , residente nella vicina Tai di Cadore. La ragazza prima di finire inghiottita dal nulla aveva incontrato un giovane con la moto rossa. E’ quando c’è anche Perugia a caccia del mostro, sulla scia della morto color rosso di Francesco Narducci (talvolta in vacanza a Cortina) che si da un’occhiata all’incarto. Giusto un’occhiata perché basta un’occhiata per capire che a leggerlo non ci si cava niente. Non c’è una trama comune>>.Nei due fascicoli processuali che hanno chiuso la vicenda della strana morte del medico perugino nelle acque del lago Trasimeno ( archiviazione come omicidio ad opera di ignoti per la prima inchiesta ; proscioglimento di una ventina di insospettabili chiamati in causa per un presunto grande depistaggio con l’utilizzo di un secondo cadavere necessario, secondo l’accusa, per nascondere rapporti incoffessabili con i delitti del mostro di Firenze, quanto al secondo procedimento) il nome della ragazza scomparsa non ha spazio. Dunque se il racconto di Angelo Izzo,uno dei macellai del Circeo,si esaurisse, come pare si esaurisca, in quelle poche righe finite sui giornali, l’ergastolano non avrebbe fatto altro che rielaborare quello che un reporter, Roberto Fiasconaro aveva detto e scritto parecchi anni fa. La rielaborazione starebbe nel finale di prigionia , sevizie e morte collocato in una villa che si affaccia sul Trasimeno, nel quale il massacratore di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti   ora coinvolgerebbe anche Francesco Narducci. Leggi tutto…

20 Maggio, domenica, 2018 Categoria: Cronache

-IL DIVO E IL GIORNALISTA- le prefazioni dei piemme Cardella e Cannevale

Di ALLAN FONTEVECCHIA

“Mi auguro che almeno per il quarantennale del suo assassinio che cade il 20 marzo 2019, Mino venga ricordato per quello che è stato: un giornalista scomodo ammazzato per le notizie scomode che aveva da fonti certe e che pubblicava senza riguardo alcuno se non per la verità. Eppure, il suo nome non compare mai tra i nomi dei giornalisti uccisi per il loro lavoro”. E’ quanto chiede Fulvio Pecorelli, cugino di Carmine Pecorelli vittima di un agguato avvenuto a Roma il 20 marzo 1979 . Il processo per questo delitto,un caso irrisolto, si svolse a Perugia negli anni ’90 e viene ricostruito nel libro “Il Divo e il Giornalista – Giulio Andreotti e l’omicidio di Carmine Pecorelli,frammenti fi un processo dimenticato “, di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno. Sul banco degli imputati, il sette volte presidente del consiglio dei ministri, l’ex magistrato Claudio Vitalone,i boss di Cosa Nostra Gaetano Badalamenti e Giuseppe Calò,accusati di essere i mandanti e il mafioso Angelo la Barbera e l’ex Nar della banda della Magliana Massimo Carminati accusati di essere gli esecutori materiali. La sentenza definitiva è l’assoluzione con formula piena per tutti. Tutti estranei all’omicidio. Il processo di Perugia però ha aperto uno squarcio sugli anni più bui,misteriosi e insanguinati attraversati dal nostro paese. Il libro di Fiorucci e Guadagno si apre con le prefazioni di Fausto Cardella, procuratore generale della repubblica di Perugia e Alessandro Cannevale, Procuratore della repubblica a Spoleto, che all’epoca sostennero la pubblica accusa. Di seguito alcuni estratti. Leggi tutto…