mercoledì, Maggio 23, 2012 Categoria: Cronache

Piccole storie nere:il mistero dell’arpione omicida

L’arpione entra dall’occhio destro e si ferma nel cervello. Lo sbuffo dell’aria compressa che aziona il fucile delle tecnisub, modello  conquist booster,  non si è ancora disperso che la morte arriva  prima del dolore.Sono le due, forse le tre del 13 febbraio 1995. Mario Impastato è un pasticcere di Civitavecchia, ha 25 anni, e muore così in una piazzola di sosta del raccordo Terni Orte. E’ un suicidio dicono gli investigatori della polizia. Non ne aveva motivo replicano i familiari : tutto a posto con la fidanzata con la quale era stato fino alle 20,30;tutto a posto con i genitori che l’hanno visto uscire di casa alle 23 per andare in discoteca a Civitacastellana dove s’è fermato per pochi minuti. Tutto a posto, nessun problema economico anche perché la pasticceria degli Impastato nel centro storico di Civitavecchia è un’azienda ben impiantata. E’ un suicidio dicono gli investigatori. Il ragazzo è sceso dalla macchina. Si è inginocchiato,ha piantato il fucile per terra e ha fatto partire il colpo. Per uccidersi non era obbligato a inginocchiarsi dice la famiglia con l’avvocato Sandro Lungarini. Il fatto che era inginocchiato descrive piuttosto un’esecuzione, l’opera di un killer. E poi perché andare ad ammazzarsi a Terni. Perchè passare per la discoteca. L’autopsia conferma il suicidio ma dopo qualche settimana anche gli inquirenti dicono che ci sono dubbi da chiarire:è stata trovata una maglietta in una posizione che mal si colloca sulla cena di un suicidio, Mario Impastato non era un sub,non ha mai posseduto un fucile da sub, non si trova  dove l’avrebbe comprato o chi potrebbe averglielo prestato. C’è anche un invito a farsi avanti,a testimoniare qualunque cosa che possa rimuove lo scoglio dell’incertezza. Poi però concludono che non c’è un minimo riscontro all’ipotesi dell’omicidio. Il ritrovamento di un’altra t-shirt , taglia quinta e quindi non del giovane pasticcere,che è di corporatura diversa , nascosta in un secchio l’immondizia – vicino alla piazzola della morte-torna a sommare dubbi ai dubbi della prima ora. Sulla maglia c’è una macchia che potrebbe parlare. Si fanno gli accertamenti.La quantità di sangue non basta ad estrarre il dna. E’ una traccia inutilizzabile per  le tecniche di allora. Tutto si ferma ancora una volta.Il pubblico Ministero Carlo Maria Zampi chiede l’archiviazione di un suicidio,il gip Claudia Matteini archivia il 4 luglio 1995.

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