venerdì, Aprile 14, 2017 Categoria: Cronache

Storie di “Lupi” e delle loro fughe diverse

download-1downloadLe analisi  che tendono a sovrapporre la  vicenda  criminale di Igor Vaclavic, sembra questa l’identità al dunque accertata, a quella di Luciano Liboni   rischiano di produrre un falso storiografico. Non c’è infatti nelle storie personali dei due banditi un elemento che li accumuni più di quanto siano genericamente   paragonabili tutti coloro che delinquono e uccidono. I due sono  diventati assassini per strade completamente diverse, stando a  quello che è noto del ricercato di oggi . E’ nella fuga che sembrano-ma soltanto per brevi tratti- percorrere/ripercorrere strade  che attraversano situazioni paragonabili. Per esempio è comune la dote fisica  della  capacità di nascondersi negli ambienti  più ostili e di sopravvivere nelle condizioni più estreme. Per questa capacità  Luciano Liboni  è stato “il lupo” e  il serbo Igor Vaclavic  è diventato “Il lupo”.  L’ Umbro è stato  prima il “Cinghiale” : circondato tante volte, stanato mai,  fin dai primi  furti e dalle prime rapine . Poi, parecchi anni dopo, è diventato “Il Lupo” per  la necessità criminale di reagire con ferocia ad ogni tentativo di cattura; il secondo  ha assaltato assassinandolo un barista ed è stato subito “il Lupo” imprendibile  che uccide un’altra volta. Diverse  le strategie . Il primo si spostava  da una regione all’altra ; il secondo sarebbe ancora (versione ufficiale ) nella zona dei suoi delitti più gravi e cioè tra Bologna e Ferrara. Di Liboni si presume che alla fine abbia cercato aiuti e coperture per tornare all’estero da dove era venuto.  Ma i complici di una volta non si sarebbero fatti trovare. Vlacavic sta facendo, in chissà quale modo, la stessa ricerca ?  Il “Lupo “quando si sente  in pericolo ha  bisogno di ritrovare il branco. E questa ricerca forse  è stata la fine di Luciano Liboni. Igor Vaclavic avrà il tempo di  raggiungere  il suo branco ? E’ possibile che l’abbia già raggiunto?

Una breve sintesi  dal passato.

Un  concerto di Simon e Garfunkell è la colonna sonora dell’ultima puntata  della  fuga del Lupo.Il 31 luglio 2004 una cinquantenne di Reggio Emilia arrivata a Roma per il concerto  lo riconosce nella zona del Circo Massimo, lo segnala ai vigili urbani, i vigili urbani chiamano i carabinieri, i carabinieri arrivano con due moto. Gli danno l’alt, lui si gira e spara. Spara e prende in ostaggio una famiglia di francesi .Spara anche uno dei carabinieri. Un colpo  devasta la testa del bersaglio . Luciano Liboni  ha 46 anni ed è in fuga da sempre. In fuga da Monte Falco dove è nato ,alla ricerca di una vita diversa ,in mondo diverso che non troverà mai. Una ricerca che gli ha dato poco e il peggio: la droga,le rapine,i furti , una caduta dopo l’altra anche su strade meno storte e più pulite , la solitudine come cifra criminale e condotta individuale. Luciano Liboni detto il Lupo- per la capacità di vivere braccato- ha un progetto balordo da portare a termine ed è spietato  con ogni ostacolo vero o presunto. Tante rapine  e con il bottino aprire un ristorante nello Sri Lanka dove la sua donna l’aspetta. L’ultima alternativa criminale  che si è dato. L’ultima allucinazione prima della morte. Le tracce del lupo segnano una scia di sangue. Il 22 luglio 2004 la bestialità è fatta di proiettili che spezzano la vita ad un giovane carabiniere che in provincia di Pesaro gli ha chiesto i documenti. Luciano Liboni spara e uccide Alessandro Giorgioni, un carabiniere che ad un controllo stradale gli aveva chiesto i documenti della moto. Due anni prima  a Ponte san Giovanni di Perugia aveva  sparato per ammazzare  un benzinaio che lo aveva visto alla guida di un’auto rubata. L’uomo si salva ma le ferite sono gravi. E poi ancora sparatorie contro carabinieri e poliziotti a Roma e dintorni. Fino al giorno del concerto di Simon e Garfunkel. Fino a quando con gli ostaggi sotto tiro lancia l’ultima sfida:  sono morto , ma questi li ammazzo.Il sangue degli altri per continuare a fuggire. Ma questa volta una pallottola lo ferma per sempre.

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