sabato, Febbraio 18, 2023 Categoria: Senza categoria

Archivio: 1993, troppi incidenti stradali per non essere sospetti

Un incidente stradale  dietro l’altro contati fino a cento per intascare  quattro miliardi di risarcimenti. Auto costose , sportive, di  grossa cilindrata , marchi prestigiosi,  che non hanno più strade da percorrere se non quelle che portano dritto agli sfasciacarrozze. Da dove , per altro, erano uscite, ma questo si scoprirà  più avanti. Conducenti  miracolosamente senza un graffio  fuori da abitacoli schiacciati, compressi, carrozzerie come passate sotto il grande maglio delle acciaierie. Sui trenta milioni di lire da liquidare ad ogni scontro. Cento sinistri e un inghippo ovviamente. Quando la polizia, squadra mobile di Terni, lo scopre, pochi mesi di indagini e in venti vanno in galera. In quindici evitano le manette e tornano a casa  denunciati   all’autorità giudiziaria. Il carcere è per chi è accusato di associazione a delinquere, truffa, falso, simulazione di reato, contraffazioni varie. Capitoli non secondari del Codice penale. Una retata nella quale restano impigliati pesci grossi e piccoli, la notte del 3 marzo 1993. Fine della breve storia  di uno dei più sostanziosi  attacchi alle casse  di una compagnia di assicurazioni, sempre la stessa, che,  sparsi per le diverse agenzie italiane, s’è ritrovata a dover fare i conti con più di un collaboratore infedele. Senza la complicità delle teste di ponte tutto sarebbe stato più difficile. A capo dell’organizzazione, e ideatori dello schema operativo, ci sono un ternano e un  perugino residenti il primo in Molise, il secondo in Emilia-Romagna. Complici un po’ ovunque: Marche, Lombardia, Lazio e Sardegna. La cosa funziona, in fondo il meccanismo è semplice. Si va da un  rottamatore, meglio se è un amico che non fa storie, e si acquistano auto che hanno avuto un passato di prestigio nei listini con i prezzi alti.

 

Lo step successivo prevede , ad esempio, che una Mercedes e una Bmw riadattate alla meglio, rimesse in strada e assicurate, si scontrino, o che si documenti in qualche modo un falso incidente,  finito in un gran sconquasso di lamiere. Conducenti praticamente illesi, macchine da buttare, come in realtà lo erano da prima. Ma chi lo sa? Terzo passaggio, la denuncia del sinistro e la richiesta di liquidazione dei danni che in genere sono danni apparentemente ingenti, decine di milioni. I periti controllano, l’inghippo è ben mascherato, tutto regolare e la truffa con l’incasso del premio assicurativo, va a segno. La stessa procedura la banda la utilizza acquistando da ricettatori compiacenti e taroccatori specializzati automobili   rubate alle quali è stata ridata una verginità lavorando sulle stampigliature dei telai, sui documenti di circolazione e sulle targhe. È un  po’ più complicato, ma ha funzionato lo stesso nelle poche volte  che sono state impiegate vetture di lusso  alle quali è stata cambiata l’identità assegnandogliene una di comodo. I sospetti della compagnia assicuratrice ? Un perito che ha scoperto i precedenti  destini di rottamazione? Una soffiata? Un agente sotto copertura? Può essere successo di tutto. Una spiegazione ufficiale dell’avvio dell’inchiesta su questa grande ragnatela di truffe non è stata mai data. Probabilmente per non inficiare la buona riuscita  di  operazioni simili che in futuro non mancheranno. Sta di fatto che,  lette le carte della mobile, il gip Silvio Magrini Alunno ha  subito firmato i provvedimenti di custodia cautelare.

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