sabato, Luglio 15, 2023 Categoria: Cronache

Barbara Corvi: l’archiviazione di un caso irrisolto-

L’associazione antimafia “Libera” e la famiglia non smettono di cercare di Barbara Corvi, 35 anni, madre di due bambini, di Montecampano di Amelia svanita nel nulla dal 27 ottobre del 2009. È un rinnovato impegno  dopo la recente archiviazione delle indagini a carico del marito della donna. Decisione della  gip di Terni, Barbara Di Giovannantonio, a seguito dell’opposizione  dei difensori dell’uomo all’ istanza della procura di Terni di  chiudere- senza nulla di fatto- i due fascicoli che vedevano indagato il  Roberto Lo Giudice per omicidio volontario ed occultamento di cadavere.    No, dunque, anche alla  richiesta dei legali della famiglia Corvi di approfondire le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva indicato come la donna fosse stata rapita il giorno della sua scomparsa, condotta in Aspromonte, uccisa e sepolta in un bosco. Il provvedimento del giudice preliminare, rimarca i “forti sospetti” esistenti a carico di Roberto Lo Giudice,  ma valuta che questi sospetti come i risultati investigativi “non consentano una ragionevole prognosi di condanna”. Portarlo a processo sarebbe inutile in mancanza di indizi consistenti. La richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore di Terni, Alberto Liguori che nel maggio del 2021 aveva ottenuto l’arresto del Lo Giudice è stata dunque accolta. L’inchiesta aveva incassato nel corso degli anni duri giudizi  prima  dal Tribunale del riesame di Perugia poi dalla Suprema Corte di Cassazione. Nelle motivazioni vengono richiamati gli elementi  indiziari  valorizzati anche dalla famiglia Corvi, precisando però che  la ‘”portata” delle decisioni del  Riesame e della  Cassazione avevano, appunto, rimarcato i limiti dell’insieme degli indizi a carico di Lo Giudice, ai fini di un eventuale processo penale.

Alcuni flash sui precedenti. Questo e dal Tgr dell’Umbria.<<

Uno scenario inquietante quello che ha lasciato trapelare ieri sera la trasmissione chi l’ha visto ?, che è tornata ad occuparsi di barbara corvi, la 36enne scomparsa da Montecampano di amelia il 27 ottobre dello scorso anno. Una delle tante ombre che pesa su quella scomparsa riconduce ad una vicenda di ndrangheta. Il marito di Barbara infatti e’ il fratello del pentito calabrese Antonino Logiudice, arrestato una settimana fa per aver fatto recapitare un bazooka ad un giudice, e di Piero Lo giudice la cui moglie, Angela è  scomparsa anche lei ben sedici anni fa. ‘Chi sa è  bene che parli’ ha ribadito in trasmissione il papà di Barbara che era accompagnato dalle figlie Irene e Monica. E dalle parole dei familiari sono emersi di nuovo tanti dubbi sul racconto che Roberto Logiudice ha fornito degli ultimi movimenti della moglie, quel 27 ottobre di un anno fa. I due si erano conosciuti giovanissimi quando la famiglia calabrese era sotto protezione proprio nel paese amerino e hanno due figli di 19 e 15 anni. Il giorno prima della scomparsa avevano avuto una violenta lite a causa della relazione che barbara aveva da tempo con un altro uomo. Il 27 ottobre erano usciti insieme, poi Barbara, secondo il racconto di Roberto, si era fatta riaccompagnare a casa. Da quel pomeriggio nessuno l’ha più’ vista. I familiari sono convinti che non può essersi allontanata volontariamente e tornano a chiedere che chi sa parli>>. Questa invece è una nota Ansa con le dichiarazione che Lo Giudice ha rilasciato dopo la scarcerazione.<< È tornato nelle sua abitazione di Montecampano di Amelia Roberto Lo Giudice, scarcerato questa mattina dopo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti il 30 marzo scorso per l’omicidio della moglie Barbara Corvi al quale si e’  sempre proclamato estraneo.   L’uomo è  chiuso in casa con le figlie e la compagna,  con le quali ha chiesto di essere lasciato in tranquillità’  in queste prime ore di libertà’ .   All’esterno dell’abitazione, affacciata sulla strada principale che porta al paese, è stato fissato un grande drappo dove si scorge la scritta ‘Roberto libero .   “Questa vicenda ci ha colpito molto a tutti, in particolar modo a me personalmente e ai miei figli tutti. Sono 12 anni che non hanno fatto altro che puntare il dito contro un marito onesto e lavoratore, infangando la mia persona in tutti i modi” ha detto Lo Giudice in una dichiarazione rilasciata a Klaus Davi – che ne ha poi fornito il testo – collaboratore di ‘Fatti e misfatti’. “Fatto resta – ha aggiunto – che a me è  scomparsa una moglie che ho sempre amato. Non smetterò’  di chiedere giustizia. Come ben si nota la giustizia ha fatto il suo corso e chiederò’ con tutte le mie forze che si faccia piena luce su questa vicenda triste che ci ha colpito, senza escludere nessuno. Non sono un assassino, come sono stato dipinto. Non sono un mafioso e  non appartengo a nessuna famiglia di ‘ndrangheta. Io sono Roberto Lo Giudice un padre di famiglia, un uomo onesto che ha pagato fino a ieri le tasse, quindi, è  un mio diritto chiedere giustizia per tutto”.

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