lunedì, Maggio 30, 2022 Categoria: Senza categoria

Quando 56.000 euro delle Entrate finirono nelle tasche dell’impiegato

Al termine di una complessa indagine durata più di due anni e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Assisi, e stato notificato da parte dell’Ufficio un avviso di conclusione delle indagini nei confronti di un impiegato dell’ Agenzia delle Entrate – Riscossione di Perugia, indagato per peculato e accesso abusivo alle banche dati e di un suo collega, indagato per favoreggiamento personale.  L’attività condotta finora ha consentito di ipotizzare che l’uomo, impiegato come cassiere nella sede di Perugia, sia riuscito per anni ad aggirare il sistema di versamento delle somme pagate dai contribuenti per saldare le cartelle esattoriali, intascando cosi una parte di esse ed in particolare una somma pari a circa 56.000 euro.

L’attività investigativa era stata avviata nel luglio 2019 quando un contribuente si era rivolto ai Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Assisi perché convinto che l’impiegato aveva intascato parte dei soldi da lui versati mensilmente per saldare delle cartelle esattoriali rateizzate e che pochi giorni prima ci aveva provato di nuovo. II contribuente infatti aveva riferito che, avendo dilazionato il pagamento su diversi anni, a forza di versare le rate aveva creato un rapporto di conoscenza e di simpatia con uno dei cassieri che, in diverse occasioni, gli aveva consentito di saltare la fila per andare a pagare direttamente al suo sportello, consentendogli anche di versare il dovuto in contanti. Formalizzata la denuncia, i militari hanno avviato accertamenti, all’esito dei quali sono emerse numerose anomalie, poiché le ricevute di pagamento non coincidevano con gli importi effettivamente versati da piu contribuenti, quasi tutti legati al cassiere da un rapporto fiduciario e di conoscenza diretta. Nel febbraio 2020 i militari hanno quindi eseguito una serie di perquisizioni, delegate dalla Procura, sia dell’abitazione che del luogo di lavoro, rinvenendo numerose quietanze di pagamento mai consegnate ai contribuenti. Durante le operazioni, tra l’altro, l’impiegato riusciva a contattare un suo collega chiedendogli di buttare tutta la documentazione presente nella sua postazione prima che arrivassero i Carabinieri; la manovra pero veniva . notata dai militari, che rinvenivano documenti cestinati e denunciavano il “collaboratore” per favoreggiamento personale.  Il quadro investigativo emerso al termine delle indagini ha portato ad ipotizzare che l’impiegato, tra il 2012 ed il 2020, in qualità di addetto alla cassa e alla gestione delle istanze di rateizzazione e rottamazione delle cartelle esattoriali, sia riuscito a farsi consegnare da decine di ignari contribuenti ingenti somme di denaro, che solo parte delle quali venivano effettivamente versate all’Agenzia, mentre altra parte finiva direttamente nelle sue tasche. Il modus operandi, secondo quanto emerso dalle indagini, variava in base al tipo di pagamento e al rapporto con il singolo utente: quando il pagamento avveniva tramite POS, l’indagato digitava un importo superiore rispetto a quello indicato dalla quietanza, generando a parte un’altra ricevuta che “consegnava” ad altri utenti/conoscenti, facendosela pagare in contanti e garantendo di aver gia provveduto a scaricare quell’importo dalla loro posizione debitoria. In altre circostanze, invece, avrebbe emesso ricevute di piccolo importo, in modo da confondere il contribuente e non permettergli di verificare se quanto versato corrispondesse effettivamente al totale delle ricevute. Nella maggior parte dei casi, pero, si sarebbe limitato a riferire falsamente all’utente di turno che il POS non funzionava, invitandolo cosi a versare i contanti. Nel complesso si sono ipotizzati quasi cento episodi di peculato, oltre a numerosi accessi abusivi sulla banca dati dell’Agenzia delle Entrate attraverso cui l’impiegato otteneva tutte le informazioni sui dati e sulla situazione debitoria dei vari utenti a cui poi avrebbe trafugato il denaro. Lo scorso aprile, alla luce degli indizi raccolti il GIP del Tribunale di Perugia ha emesso decreto di sequestro preventivo per equivalente per una somma di 56.000 euro che i Carabinieri di Assisi hanno eseguito,  congelando  conti  correnti  bancari  ed  immobili  intestati  all’indagato  per  un  valore equivalente. Il provvedimento e stato successivamente confermato dal Tribunale del riesame . L’ Agenzia delle Entrate, anche per il tramite della Direzione Centrale Internal Audit, ha pienamente collaborato alle indagini, consegnando tutto il materiale richiesto e, fin dal mese di febbraio 2020, ha provveduto a sospendere dall’incarico entrambi i dipendenti ed ha avviato ulteriori accertamenti interni.  Le contestazioni mosse con l’avviso notificato devono ritenersi ovviamente ancora provvisorie e suscettibili di modifica anche all’esito dei contributi eventuali che dovessero venire dagli indagati e dai loro difensori.

( Nota stampa della  Procura della Repubblica di Perugia)

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