martedì, Dicembre 18, 2012 Categoria: Senza categoria

Mafie,riciclaggio,crisi economica e poltrone vuote

Il clan  camorristico che domina l’area Vesuviana ha un’antica frequentazione con l’Umbria. Nel 2004  Mario Fabbrocino, il capofamiglia- arrestato in Argentina-finì di scontare sette anni di condanna per traffico di cocaina nel carcere di Terni dove aveva trascorso un lungo periodo di detenzione. Adesso è di nuovo in carcere per due ergastoli. Sentenze di altre avventure criminali. Imprese legate alla famiglia attraverso il clan Ruocco- invece- avevano vinto diversi appalti nel settore edile già nel 2007 quando ci fu una retata con cento ordinanze di custodia cautelare. Le aziende  messe sotto sequestro  in Umbria con il blitz della notte scorsa operano invece nel settore delle produzioni agricole  e dell’agriturismo. La Direzione investigativa Antimafia- guidata dall’ex questore di Perugia Arturo De Felice- le ha scovate nello spoletino e i altre località della provincia di Perugia seguendo il flusso del denaro sporco che  Napoli risaliva la penisola  fino all’Emilia Romagna attraverso la Calabria , l’Abruzzo,l’Umbria e le Marche. Infiltrazione mafiosa in grande stile dell’economia pulita- secondo le ipotesi dell’accusa-  che ha portato nel complesso  a 24 arresti e al sequestro di beni per 112 milioni di euro. Le attività  agricole- almeno  tre grandi aziende – sequestrate in Umbria sarebbero  riconducibili a Biagio Ciccone,  genero del boss Mario Fabbrocino. Nella sua abitazione in Campania sono stati trovati 650.000 euro in contanti. Somme milionarie invece  erano nascoste in un groviglio di  conti correnti sul quale adesso lavora una squadra investigativa esperta in finanze. Il caso ha voluto che mentre avveniva tutto questo a Perugia andasse deserto un forum su  riciclaggio, corruzione, legalità e trasparenza . Forum organizzato dalla Camera di Commercio. Brutto segno che  risultassero assenti proprio gli imprenditori, i soggetti più a rischio. Brutto segno perché potrebbe significare indifferenza rispetto ai pericoli che corre l’Umbria per ’essere quel covo freddo delle mafie più volte  delineato dal magistrato Fausto Cardella che ha lavorato a Perugia, ma anche a Caltanissetta. Tra i relatori del forum c’era,  appunto,anche Fausto Cardella che, nel suo intervento, ha ribadito la necessità di alzare un argine contro le infiltrazioni criminali nel tessuto economico che, se possibile, si fanno maggiormente pervasive nella situazione di grave crisi che stanno attraversando tante imprese.All’incontro di oggi , su  “Trasparenza e legalità per le imprese”, hanno partecipato l’assessore regionale ai lavori pubblici Stefano Vinti, il prefetto di Perugia Vincenzo Cardellicchio, il professor Francesco Merloni componente della commissione ministeriale per la predisposizione della legge anticorruzione e Francesco Mencarni, presidente della Camera di Commercio perugina.  Mancavano- come detto- i soggetti ai quali l’ iniziativa era destinata: i titolari delle imprese e i loro rappresentanti. Sarà il gran daffare della  crisi che blocca tutti alle produzioni e lascia vuote le poltrone rossovellutate della  Camera di Commercio.

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