domenica, Novembre 29, 2020 Categoria: Cronache

Le mille facce dell’usura e le chiavi delle mafie

La  grande eruzione del  fenomeno geneticamente carsico avviene nei primi anni ’90 e la lava trascina in superfice personaggi e storie  incomparabili gli uni le altre: il potente massone, lo studente minorenne, le società fantasma, la commessa violentata , l’amico che, cash, arriva prima della banca e ti rovina. Tanti fascicoli giudiziari, troppi fascicoli da far scattare ogni allarme: finanziario, criminale, sociale. Mondi diversi sui quali però è impressa, seppure con  ineguali intensità e significato , la stessa cifra: 644. Che è il numero dell’articolo del codice penale che tratta del reato di usura. Sono anni terribili, gli esperti dicono che almeno 140.000 italiani negli ultimi cinque si sono consegnati  nelle mani degli strozzini .Gli usurai fatturano intorno ai 20.000 miliardi.  E’ nel 1996  che per reazione si cerca di fare muro con strumenti che affianchino quelli repressivi. Nasce così la  Fondazione Umbria Contro l’Usura. Tra i promotori la Regione, i vescovi, i sindacati, le altre associazioni di categoria. La Cgil di Assuero Becherelli mette la firma per prima. Dotazione iniziale 300 milioni. La presiede un magistrato, Nicola Miriano.  È il 30 gennaio e già c’è una richiesta: un  artigiano si è fatto prestare 20 milioni che la sua banca gli ha negato e adesso deve restituire un miliardo e 200 milioni. Se non lo fa, lo fanno fuori gli hanno detto. E’ un episodio che racconta il reggente della procura Fausto Cardella, che, oggi, 34 anni dopo è presidente di quella stessa Fondazione. A spingere verso una risposta che andasse oltre quella giudiziaria e delle forze di polizia  aveva dato una mano  anche l’impatto della cronaca . C’era stata la commerciante Franca De Candia bloccata dagli uomini inviati dalla sua usuraia lungo la strada tra Spoleto e Terni, picchiata e violentata. Un trauma che la spingerà a un  tentativo di suicidio. Intanto un minorenne finisce a processo perché si faceva pagare a tassi d’usura i debiti di gioco dei suoi compagni di scuola spennati al poker: il pericolo qui è una certa cultura criminale che si fa strada. Contemporaneamente si aprono inchieste su alcune società che hanno ragioni sociali di copertura per prestare soldi a strozzi, finiscono in carcere cinque persone che avevano rovinato una famiglia perché uno di loro di era indebitato fino al collo per giocare al lotto. Erano state chiuse un paio di finanziare buone soltanto per mettere un’insegna alla sottoscrizione di debiti dai quali si poteva uscire soltanto soccombendo. Nel 1994 cominciano i guai  anche per la società di Augusto De Megni , ex banchiere, imprenditore di successo, capo mondiale della massoneria di Rito Scozzese. Quando succede e l’accusano di usura è un mezzo terremoto  che avvertono anche diversi palazzi del potere. E’con l’arrivo del 2000 che l’usura cambia pelle e perde gran parte delle sue connotazioni caserecce: arriva la criminalità organizzata a prendere la piazza, con la camorra prima, con la ‘ndrangheta poi. Adesso quello che conta non è tanto il guadagno con tassi da interesse da capestro. Alle mafie non basta. Adesso l’usura è una chiave per entrare nella proprietà delle  aziende e delle  nelle compagini societarie  dalle quali si controllano i mercati finanziari di ogni latitudine.

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