giovedì, Febbraio 18, 2021 Categoria: Cronache

Storie di latitanze eccellenti finite nel posto sbagliato

Gente che ha ucciso, trafficanti di droga e di esseri umani, rapinatori, sospetti terroristi , sequestratori incalliti,  mafiosi di varia genia . Gente in fuga  dalla legge che la legge ha braccato in Umbria. Latitanti presi a decine nel corso degli anni nel posto che hanno ritenuto, sbagliando almeno qualche volta,  pratico e  sicuro. E l’ archetipo della latitanza finita dove uomini braccati  dalle polizie di mezzo mondo ,pensavano non potesse finire mai  . Circostanza prismatica, tante facce e altrettanti significati che vanno oltre il fatto  contingente: legami, appoggi, complicità, infiltrazioni, affari. E’ infatti considerato un uomo di ‘ndrangheta Francesco Castiglione , 25 anni, ricercato da due anni dalla procura di Crotone e preso, dicembre 1981, dai carabinieri a Perugia. Della mafia calabrese  Rocco Facchineri  è proprio un capo per tutti. Con il suo clan ha sequestrato nel 1983  a Città di Castello l’imprenditore  Vittorio Garinei. Braccato rimane nascosto da queste parti per anni. Riparato a Turianova lo prenderanno 2005. Aveva da poco compiuto 45 anni. Anche pezzi importanti dell’anonima sarda contavano sulla sicurezza che danno  le solide amicizie dove è facile trovare ospitalità. Antonio Soru, una sorta di giovane leader, all’ergastolo per Marzio Ostini ed evaso dopo la condanna, infatti stava in allerta l’indispensabile. Si sentiva imprendibile: invece la polizia lo circonda sul Monte Peglia e si rende conto, con sorpresa, che la sua latitanza non sarebbe stata eterna come immaginava. I pentiti che lo hanno inguaiato lo chiamavano “Melo mezzalingua” , ma Carmelo Caldariera , 38 anni, era considerato invece uno che si sarebbe fatto boss nella potente famiglia catanese dei Cursoti. Torino lo cercava da più di un anno da quando era stato condannato all’ergastolo per una serie di omicidi. Faceva il turista in un residence di Perugia quando lo stanarono nel 1992.Nel capoluogo s’era acquartierato pure Benedetto Stano, omicidi, droga ed altro per conto della “Sacra Corona Unita” al quale dava la caccia  la Dia di Bari.  Sparito dal salento,  era ospite nel centro città di un suo cugino, Salvatore Tagliente che però ,diventato collaboratore di giustizia, in pochi giorni lo consegnò ai carabinieri a metà novembre del 1996. Un colpo grosso a Terni nel 2008: cade nella rete degli agenti della “Mobile” il trentaquattrenne Emilio di Caterino considerato un killer della camorra associata nella cosca di Giuseppe Setola. Pochi mesi dopo “Il Mattino” di Napoli scrive che Di Caterino  si è pentito e che racconta fatti e fa nomi. Un altro sospetto boss della camorra è a Todi nascosto in una falegnameria. Si chiama Gennaro D’Agostino, clan De Rosa di Villaricca E’ il 18 giugno 2009 quando lo incarcerano. E’ accusato di aver ordinato l’assassinio di un diciannovenne passato ad una famiglia rivale. Di nuovo a Terni dove la ‘ndrangheta  accusa un brutto colpo: i poliziotti mettono le manette a Carmelo Gallico , autorevole esponente della mafia calabrese, latitante da otto anni. E’ il 14 aprile 2000. Nel 1982 aveva 19 anni e dalle parti di piazza Tacito l’avevano fermato perché aveva fornito false generalità. Il sospetto camorrista  Marcello Fiore del clan Reale-Rinaldi viene catturato a Perugia il 19 ottobre 2002; a Terni il 4 novembre 2015 tocca a Pasquale Sibillo,24 anni,  considerato un  leader camorrista della paranza dei bambini. La storia dunque continua di generazione in generazione.

( dal Il Messaggero)

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