La droga, le mafie, gli omicidi, le baby gang, le violenze domestiche: ecco l’Umbria
Hub per il traffico della droga , le infiltrazioni della criminalità organizzata, gli omicidi , le baby gang, il codice rosso ed altro: il procuratore generale Sergio Sottani fotografa la situazione.
<< Si sono registrati quattro procedimenti per omicidio volontario nella zona spoletina, per uno dei quali si è in presenza di un femminicidio, almeno allo stato delle emergenze investigative. Il numero è preoccupante perché costituisce un dato assolutamente anomalo, in eccesso, per la regione. Lo sforzo investigativo delle forze di polizia e della locale Procura circondariale ha tuttavia fornito una risposta adeguata e di alta professionalità e ha trovato, almeno allo stato attuale dei procedimenti, un positivo riscontro in sede giudiziale. Sul punto, si rammenta come questo Procuratore Generale in occasione dell’inaugurazione di quest’anno giudiziario nella sua relazione aveva evidenziato, proprio con riferimento alla situazione del territorio di Spoleto, “un aumento della violenza e del rischio di epiloghi omicidiari”.
In generale, l’attenzione operativa degli uffici requirenti si concentra in modo prioritario sui reati rientranti nel cosiddetto “Codice Rosso”, così come imposto dalla normativa, con particolare riguardo ai casi di violenza domestica e di genere. Una percentuale molto alta, pari a circa il 30% del totale, di richieste di misure cautelari riguarda proprio questa tipologia criminale, con particolare accentuazione nella zona del ternano.
Nonostante ciò, i reati sono in costante aumento ed in argomento va purtroppo segnalato il triste primato nazionale rappresentato dalla commissione nel territorio perugino del primo femminicidio dell’anno. In generale, nel perugino ci sono stati due femminicidi, con contestuale suicidio dell’autore del fatto.
Nell’anno in esame si registra un sensibile aumento, pari ad oltre il 30%, dei delitti di cui all’art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia) passati dai 172 ai 231. In controtendenza il dato riferito ai delitti di cui all’art. 612 bis c.p. che si pone in diminuzione di circa il 20% passando dai 166 delitti ai 136 dell’anno in corso. Altri delitti che rilevano un incremento di circa il 20% sono quelli di violenza alle persone, segnatamente di cui agli artt. 582, 577 e 585 c.p., che passano da 143 a 185.
La Procura di Spoleto ha evidenziato che la scelta operata nel 2024 con la quale, variando il progetto organizzativo, in sintonia con le indicazioni di questa Procura Generale, è stato potenziato il gruppo specialistico “fasce deboli”, si è rivelata opportuna ed adeguata all’elevato numero delle nuove iscrizioni (331) in materia.
Particolare attenzione va posta al significativo aumento di reati a carico di soggetti minorenni, il cui numero è cresciuto in modo significativo nell’ultimo anno. Questo dato impone un approccio integrato, che coniughi repressione e prevenzione, coinvolgendo anche il mondo scolastico e i servizi sociali, al fine di intercettare precocemente situazioni di disagio e devianza. Sul punto, questa Procura Generale ha iniziato, in collaborazione con la locale Università, un monitoraggio delle decisioni penali al fine di meglio comprendere i territori di provenienza dei minorenni sottoposti a procedimento penale nonché a classificare le tipologie criminose contestate a questi ultimi.
Per altro verso, seguitano a preoccupare i procedimenti per reati collegati al traffico illecito degli stupefacenti, fenomeno che alimenta circuiti criminali e degrado urbano. Nel circondario perugino, i dati statistici sono sostanzialmente in linea con quelli dell’anno precedente; sono stati iscritti n. 4 procedimenti (contro i 6 del precedente anno) per il delitto di cui all’art. 74 del d.P.R. n. 309 del 1990 e 317 procedimenti (contro i 293 del precedente anno) per il delitto di cui all’art. 73 del medesimo decreto.
Il narcotraffico rappresenta la più remunerativa attività illecita del distretto, così come dimostrato dalle operazioni di sequestro di notevoli quantitativi a carico di soggetti stranieri, in particolare nigeriani ed albanesi. La natura etnica di queste associazioni non ne impedisce la contaminazione con soggetti italiani e soprattutto sono stati accertati collegamenti con esponenti di sodalizi inseriti nel circuito della criminalità organizzata.
Non solo nel territorio perugino ma anche in quello ternano i reati di cui all’art. 73 dpr n. 309 del 1990 mantengono una elevata incidenza, anche se in quest’ultimo si registrano 125 iscrizioni rispetto alle 158 dell’anno precedente, con una flessione di non scarsa entità.
Nell’attività di contrasto al traffico illecito di sostanze stupefacenti va indubbiamente segnalata la meritoria delle forze di polizia e delle procure del distretto.
Tuttavia, va segnalato che un cittadino nigeriano è stato arrestato nel maggio scorso, proprio nel territorio ternano con l’accusa, da parte di autorità giudiziaria di altro distretto, di appartenere ad un sodalizio di criminalità mafiosa nigeriana. Al di là degli sviluppi processuali di quel procedimento, tale fatto rappresenta un indizio sintomatico del pericolo che nella regione si possano insediare soggetti collegati ad associazioni mafiose che operano in altri territori.
Nel territorio di Spoleto, i reati riguardanti il traffico di sostanze stupefacenti interessano soprattutto i centri maggiori, di Foligno e Spoleto, ove si sono radicati soggetti di nazionalità straniera che molto spesso hanno anche un regolare lavoro e risultano ben inseriti nelle comunità locali. A conferma del dato va richiamato un importante sequestro di cocaina (circa 15 kg) operato a Foligno dalla Guardia di Finanza. Nei centri più piccoli l’attività di spaccio, che comunque non manca, è meno organizzata e più occasionale. Le iscrizioni relative ai reati in materia di stupefacenti evidenziano anche in questo caso una significativa riduzione emergendo un calo da 102 a 74 (circa il 25%).
Il fenomeno del traffico illecito di sostanze stupefacenti interessa anche i minori. Nella procura per i minorenni si registrano 37 iscrizioni di procedimenti per tale tipologia criminosa e non può ignorarsi come tali reati fungano da presupposto per altri crimini contro la persona e il patrimonio.
Altra tipologia criminale che desta preoccupazione è rappresentata dai reati c.d. “predatori”, in particolare dai furti in abitazione, che generano forte allarme sociale e minano la percezione di sicurezza dei cittadini.
Si registra un sensibile aumento dei furti in abitazione in tutti i territori, con dati triplicati nel territorio ternano. In particolare, nel circondario di Perugia, sono stati iscritti n. 72 procedimenti contro noti per il delitto di cui all’art. 624 bis c.p. contro i 60 del precedente anno e 1789 contro ignoti contro i 1241 del precedente, con un aumento in termini percentuali molto significativo (oltre il 30% in più con riferimento agli ignoti).
Per quanto riguarda i minori, appare inquietante il dato sulle rapine, in numero di 50 a fronte delle 17 del periodo precedente.
In ordine alla “criminalità diffusa” si segnalano numerosi episodi di violenza sulle persone oltre che risse e scippi, soprattutto nei due capoluoghi di provincia e nei territori dell’alta valle Tiberina e del folignate. Al riguardo nel periodo estivo per la prima volta in una zona del comune di Perugia, quella antistante la stazione ferroviaria, è stato attivato un sistema a “vigilanza rafforzata” in forza di un’ordinanza prefettizia. Pur in assenza di risorse umane ulteriori rispetto a quelle ordinarie, vi è stato un efficace controllo del territorio stesso: i numeri di tale attività sono stati rappresentanti in occasione del bilancio presentato nel comitato ordine pubblico al quale sono stati invitati anche questo procuratore generale ed il procuratore distrettuale. Tuttavia, non può non notarsi come a fronte di un encomiabile impegno delle forze di polizia, anche locali, il numero di misure di prevenzione, quali ad esempio l’allontanamento di soggetti irregolari, e di misure cautelari, personali o reali, sia stato relativamente esiguo rispetto allo sforzo impiegato. Considerato inoltre anche come nel periodo in esame siano susseguiti episodi di violenza urbana, uno dei quali divenuto virale sui social, è auspicabile che il controllo del territorio nelle città principali della Regione resti costante ed anzi aumenti ulteriormente per soddisfare la comprensibile esigenza di sicurezza della popolazione umbra. Senza che ciò comporti un cedimento alla rappresentazione, spesso urlata ed eccessivamente allarmistica, che gli organi di informazione, non solo locali, sovente hanno fornito della situazione dell’ordine pubblico nel territorio. Sul punto va segnalato che nel maggio scorso il Procuratore Distrettuale ha rilasciato un’intervista agli organi di informazione locale per contrastare la narrazione di una Perugia come città insicura. Sul tema della sicurezza urbana, sia primaria, quindi strettamente legata ai profili di ordine pubblico, che secondaria, di tutela del decoro urbano e della vivibilità, osserva per suo conto questo Procuratore Generale, l’autorità giudiziaria viene spesso doverosamente coinvolta anche nelle sedi istituzionali per fornire il contributo e compito della stessa consiste nel rifuggire non solo come ovvio, dalle strumentalizzazioni delle opposte fazioni partitiche, ma anche dalle soluzioni demagogiche od ideologiche. Le prime che cercano di offrire soluzioni semplicistiche a problemi complessi, le altre che rimandano utopisticamente a palingenesi antropiche la risposta a problemi quotidiani.
La nuova frontiera rappresentata dalla criminalità informatica è emersa soprattutto sotto due aspetti. Per un verso, a seguito di una drammatica vicenda che ha coinvolto un giovane poco più che maggiorenne, imputato del reato dell’art. 580 c.p., di istigazione al suicidio, per aver rafforzato, nell’ambito di una conversazione via chat, sulla messaggistica “Telegram”, il proposito, poi conseguito, di un altro giovane a togliersi la vita mediante l’assunzione di farmaci, acquistati su Internet
Dall’altra, è forte la preoccupazione per fenomeni di radicalizzazione attraverso i canali Internet da parte di estremisti di matrice religiosa che sfruttano la tecnologia per attività di proselitismo, addestramento, radicalizzazione e incitamento all’odio. A tal fine è stato stipulato un protocollo tra questa procura generale, la procura distrettuale e la procura per i minorenni con l’obiettivo di accelerare lo scambio informativo per migliorare l’attività giudiziaria.
Sempre su Internet allarmano i procedimenti in cui si è accertato l’adescamento di persone minorenni o di reati di revenge porn.
Registrano un aumento del 20% i reati economici e di impresa così come nella Procura di Perugia, sono stati iscritti circa il 20% in più di procedimenti per le fattispecie delittuose in materia fiscale, di cui al d.lgs n. 74 del 2000, nel numero di 163 contro i 130.
Seguita a non emergere il fenomeno dell’usura, quasi inesistente almeno così come appare dalla lettura dei dati delle procure del distretto.
In materia di tutela dell’ambiente preoccupa il reato di traffico di rifiuti, sui quale appare opportuno concentrare l’attenzione investigativa e migliorare il coordinamento tra l’attività delle forze di polizia specializzate che operano sul territorio regionale.
Va inoltre evidenziato come siano state attivate, nel corso di questi anni da parte di questa Procura Generale, costanti iniziative per meglio conoscere e quindi fronteggiare il fenomeno criminale del caporalato nel settore lavorativo. Di recente, in sinergia con la Procura Generale di Ancona, si è attivato un Osservatorio interregionale per favorire la diffusione di buone prassi investigative e per raccogliere dati omogenei in argomento, utili anche per una più efficace azione giudiziaria a tutela delle condizioni di sicurezza del lavoro.
Infine, rimangono inequivocabili i segnali sul rischio di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e sociale del territorio, così come evidenziato dal procuratore distrettuale e parimente desumibile da altri fattori, quali, ad esempio, l’esecuzione di misure cautelari a carico di soggetti inseriti in organizzazioni mafiose, dimoranti nel territorio umbro e sottoposti ad indagini da parte di altre autorità giudiziarie.
Ciò rafforza la preoccupazione che l’Umbria, che è un territorio tradizionalmente estraneo alle dinamiche mafiose così come storicamente manifestatesi, costituisce da tempo un terreno fertile per le organizzazioni di criminalità organizzata per inserire in modo silente dei loro terminali che non operano in modo palese contro l’economia, ma si inseriscono all’interno dei flussi economici e finanziari per alterarne le dinamiche ed incrementare i loro profitti con attività che forniscono servizi, volti al riciclaggio di denaro ed all’elusione fiscale.
Sul punto va segnalata la presenza in alcuni istituti penitenziari umbri di detenuti ad alto spessore criminale. Questo Procuratore Generale di Perugia Intende evidenziare un dato allarmante. Nel corso degli ultimi tre anni sono stati sequestrati all’interno dei quattro istituti penitenziari della nostra regione oltre duecento dispositivi mobili per la telefonia, per la precisione 209. L’aumento è progressivo nel triennio. Per la maggior parte dei dispositivi è stato possibile individuare i detenuti che ne facevano uso, altri invece sono stati attribuiti a persone ignote in quanto rinvenuti nei luoghi comuni sia all’interno degli istituti che negli spazi esterni adiacenti alle carceri, presumibilmente pronti per essere introdotti all’interno. I dispositivi sono stati rinvenuti nella quasi totalità a carico di detenuti di nazionalità italiana, appartenenti al circuito penitenziario di alta sicurezza. Un fenomeno che, rispetto alla precedente indagine condotta nel 2022 su richiesta della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, mostra un aumento preoccupante nella diffusione di telefoni cellulari all’interno delle carceri. L’introduzione di smartphone, microtelefoni, Tablet nelle strutture penitenziarie rappresenta una grave minaccia in quanto la presenza di questi dispositivi potrebbe consentire ai detenuti di continuare a commettere reati e mantenere legami illeciti con l’esterno.
Per quanto riguarda la situazione degli istituti penitenziari alta è l’attenzione degli uffici requirenti con apposite riunioni sul tema del sovraffollamento e, più in generale, sugli episodi di violenza all’interno degli stessi. Rimane irrisolta la questione, più volte denunciata, della mancanza di una Rems nella regione Umbria”.
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