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Intorno alla violenza di genere: tra otto marzo e venticinque novembre.
Muoiono di piombo, di coltello, di spranghe , di martelli, di cacciavite, di calci, di pugni. Strozzate con le mani , con cinte, corde, sciarpe, cavi elettrici. Soffocate da cuscini, asciugamani, buste di plastica, nastri da pacchi. Bruciate o smembrate o fatte scomparire , quando serve. A volte la messa in scena di incidenti domestici. Vengono uccise per ragioni che hanno a che fare con la tradizione e il costume, con la cultura corrente in quel momento. Leggi tutto…
Umbria anni’90: sulle tracce della Sacra Corona Unita
Un pentito che gira con la Ferrari, un latitante che diventa collaboratore , un carabiniere che si finge complice per farne arrestare un buon numero. Sul finire degli anni Settanta un paio di operazioni della Dia raccontano che dopo la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta anche la criminalità salentina punta sull’Umbria per avere un buon rifugio e, all’occasione, un territorio da coltivare. Del resto, la Sacra Corona Unita è considerata anagraficamente figlia delle organizzazioni napoletane e calabresi. Che crescendo ha molto imparato anche da quella siciliana. Alle 5 del 10 novembre 1996 un trentenne che traffica droga e sigarette dal Montenegro, in ascesa nella gerarchia dei boss, è a Perugia. Sta per entrare nell’abitazione di un suo vecchio sodale ora diventato collaboratore di giustizia e stabilmente residente nel capoluogo umbro. Il pentito si chiama Salvatore Tagliente e se la passa bene: ha la Ferrari e un corposo conto in banca. Le sue dichiarazioni nel 1994 avevano fatto arrestare un buon numero di esponenti delle cosche brindisine. Chi sta per fargli visita è Benedetto Stano, un capo riconosciuto e temuto, latitante da un paio di anni, da quando cioè era sfuggito alle retate favorite proprio dall’amico che stava per incontrare. Leggi tutto…
Archivio : 129 falsi invalidi e l’Inps di Terni scopre le mele marce
129 indagati, 19 decessi per vecchiaia nei 13 anni di attesa del giudizio, 110 imputati, 105 condanne, svariate decine di milioni di lire il maltolto alla previdenza sociale. Ottobre sta finendo, è il 1983, e nella sala più grande del centro di addestramento di Terni, la storica Ancifap, comincia un processo che, reati a parte, sorprende per i numeri. Numeri tanto grandi da non trovare posto nelle aule del Tribunale e causa del trasferimento di togati e no, fascicoli e faldoni, nei più capaci locali di Pentima Bassa. La questione da discutere è, in fondo, semplice e molto all’italiana: Pantalone non paga più. Nel 1970 infatti erano state scoperte , pare per una soffiata, tante piccole truffe che messe una sull’altra come pezzi della Lego, avevano raggiunto la consistenza di un duro colpo finanziario. L’intera struttura provinciale dell’Inps, se non proprio costretta alle corde, era stata toccata nelle casse e gli era venuto il fiato corto. Leggi tutto…
L’insicura vacanza dei latitanti
È il 10 settembre 1982 e mancano pochi minuti alle quattro del pomeriggio quando i poliziotti sparano contro una “Golf” dalla quale partono colpi calibro nove. I proiettili dei poliziotti fermano la corsa dell’auto che ha appena saltato il posto di blocco, feriscono una donna che è a fianco del conducente e interrompono la latitanza di uno dei capi della “Nuova Famiglia”, dando un capitolo in più ad una vecchia storia. I colpi che si sono incrociati lungo la E/45 a un passo da Bastia Umbra, raccontano infatti dei cerchi che la criminalità organizzata ha fatto sulle carte geografiche dell’Umbria per indicare i posti dove si può rintanare a basso rischio chi ha ucciso, rapinato, ricattato, regolato conti . Leggi tutto…
La Beretta 22 del Mostro di Firenze e il fascicolo di Perugia
Il 1982 è l’anno in cui gli investigatori cercano a Perugia la svolta decisiva per braccare il mostro di Firenze che ha già ucciso cinque coppie di ragazzi. La cercano e la trovano nell’ufficio dei corpi di reato del Tribunale in una busta di plastica spillata al fascicolo dell’agguato di Castelletti di Signa ,dove furono ammazzati a pistolettate la trentenne Barbara Locci e il suo amante Antonio Lo Bianco, di qualche anno più giovane . Forse il primo della terribile serie di duplici omicidi. O una storia brutale di gelosia all’interno di una comunità di persone imparentate tra loro. Nei processi che verranno , quando le vittime saranno sedici, e gli imputati Pietro Pacciani e i compagni di merende , quegli otto colpi sparati contro un’auto ferma in un viottolo appena dopo un ponte, non verranno presi in considerazione. Non addebitati a loro. Ma c’è una questione non da poco che sembra collegare tutto dal ’68 all’85: ad esplodere i colpi mortali potrebbe stata sempre la stessa pistola , una Beretta calibro 22 long rifle. Leggi tutto…
Paolo Adinolfi e i Ponzio Pilato della magistratura
-magistrato-
«Chiudendo il libro il primo pensiero va al dolore della famiglia. Un dolore per di più mescolato a rabbia per l’incredibile, indifferente, ininterrotto silenzio da parte della magistratura. Del CSM, della associazione, dei singoli. Perché comunque sia andata, chiunque sia stato, era chiaro da subito che Paolo Adinolfi è stato un magistrato solo e coraggioso. Solo perché isolato dai suoi stessi colleghi, coraggioso perché aveva capito benissimo di quale feccia fosse fatta la sezione fallimentare del Tribunale di Roma, quali e quanto potenti e spregiudicati fossero gli affari sporchi che lì dentro trovavano la loro definizione, secondo regole e interessi che con il diritto e la giustizia avevano poco a che fare, come racconta la giudice Chiara Schettini.
Il kanun e la vendetta che porta la morte
Il Kanun è un’antica legge non scritta che giustifica anche l’ omicidio quando è vendetta per un congiunto morto ammazzato. Ed è proprio per un delitto avvenuto a Gualdo Tadino che riferimenti a questo sanguinario codice d’onore albanese sono diventati parte sostanziale di un provvedimento giudiziario. Infatti, ad un giovane immigrato dall’Albania coinvolto nell’ omicidio di un suo connazionale , scontati 14 anni di carcere, è stata accordata una protezione internazionale che lo mette al riparo dal Kanun. Non era mai successo prima. Non quando vennero falciate dal piombo di loro connazionali sette persone, tutte intorno ai trenta anni, coinvolte nelle faide tra gruppi di Tirana in guerra per avere il controllo del traffico della droga, degli esseri umani e della prostituzione a Perugia. Leggi tutto…
… e Di Pietro a Perugia rimise la toga
Il 4 febbraio 2000, il giorno in cui Antonio Di Pietro rimise la toga, dopo le dimissioni dalla magistratura di sei anni prima, alla porta palazzo di giustizia c’era la fila. Un po’ per l’importanza dell’udienza che era dedicata alla cosiddetta svendita della Federconsorzi , gigante dell’agricoltura, valore 4.800 miliardi di lire , e generoso serbatoio di voti democristiani. Leggi tutto…
La “verità” impegnativa di Rudy Guede
“Io so la verità e anche Amanda la conosce”. È la frase più impegnativa pronunciata da Rudy Guede nella prima intervista rilasciata dopo aver scontato 13 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia la notte dell’1 novembre 2007. Impegnativa perché mai prima con tanta nettezza aveva affermato di conoscere la “verità” sul delitto di via della Pergola e di condividerla con Amanda Knox. Affermazione che si presta inevitabilmente vista anche la complessità della vicenda giudiziaria ad essere interpretata come un’allusione a qualcosa di non conosciuto. Ad una tessera da inserire in un mosaico incompiuto. Leggi tutto…